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27° Giornata della Facoltàtorna su

«Il senso della famiglia e l’umanesimo del Vangelo» è stato il titolo della relazione che il Prof. Roberto Mancini, docente di Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Macerata, ha tenuto lo scorso 9 maggio all’interno del Convegno «Famiglia luogo primario di umanizzazione», in occasione della 27a Giornata della Facoltà «Auxilium».

Sulla linea dell’approfondimento e della ricomprensione della realtà della famiglia - come luogo in cui l’umano è accolto, custodito e promosso - il Prof. Mancini non si è posto nella prospettiva apologetica, ma ha considerato la famiglia come vocazione universale alla sponsalità e come soggetto nei confronti dell’educazione, della cultura, della società, della politica, in antitesi alla cultura del potere che gli riserva uno spazio sempre più ristretto.

La globalizzazione e la crisi recente hanno fatto emergere che il vero pericolo della famiglia oggi è quello di aver sostituito la civiltà della relazione, dell’amore, della giustizia, della dignità umana - aspetti intrinseci all’identità della famiglia - con la civiltà del potere, del denaro, intrisa dall’angoscia di morte e di sopravvivenza, dalla tendenza di chiudersi nelle identità particolari. Da qui emergono alcune logiche che scardinano la famiglia riducendo il suo valore e quello del matrimonio al puro contratto (legalismo), alla complementarità tra uomo e donna a scapito della reciprocità (biologismo), a una realtà in cui essa rischia di apparire a volte come una scelta di minor valore.

Nel suo intervento, il Prof. Mancini ha indicato un criterio di risanamento della crisi della famiglia: «recuperare nella vita concreta la logica dell’amore, propria dell’umanesimo del Vangelo»: non l’amore ridotto all’emozione, al sentimento, alla passione, ma l’amore come una forza, un’energia specifica, l’unica che dà forma umana all’esistenza.

«Tornare al Vangelo - ha precisato -  non significa tornare al passato, ma assumere Gesù come criterio dell’esistenza concreta, Via di fraternità con Lui e tra gli uomini». Per il relatore, si tratta di un umanesimo fedele, ossia capace di includere, di assumere le relazioni salienti come criterio di incontro tra donna e uomo, tra generazioni, tra culture e religioni diverse. Un umanesimo, in ultima analisi, che mette al centro non l’amore soprannaturale, ma l’Amore che abita nell’interiorità di ciascuno, che è sempre accessibile, paziente, fedele, generoso, liberante, svolto fino alla misericordia: che non abbandona, ma accoglie e riscatta dal male.

La logica di questo amore, vissuto nel matrimonio, fa di esso un incontro d’amore delle persone, scelte per sempre perché lo richiede la logica del dono che attua l’amore, nella sponsalità che ci ricorda che nessuno può vivere per sé. La famiglia, allora, è una comunità capace di rinnovare questo amore, poiché educa nell’integrità, vale a dire permette di imparare ad amare, di fare dono di sé nella libertà, di non accettare altri criteri di condotta che non siano l’amore.

L’intervento del Prof. Mancini è stato preceduto dal saluto della Preside ai partecipanti al Convegno. La Prof.ssa Pina Del Core ha fatto esplicito riferimento al Corso interdisciplinare «Famiglia formato futuro. Sfide risorse nuovi percorsi educativi» che nel primo semestre ha focalizzato l’attenzione sulla famiglia e per quanto essa - nell’orizzonte socio-culturale contemporaneo - vive e sperimenta tra sfide e cambiamenti, risorse e opportunità che, allo stesso tempo, sembrano minacciarla e potenziarla nel suo essere “genoma” della nuova umanità, grembo che genera e custodisce la vita, tessuto in cui le dinamiche relazionali si confrontano e si connettono per una crescita positiva delle sue componenti, microcosmo dove si impara a partecipare alla costruzione della società, alla sua stabilità e al suo sviluppo.

Prima del dibattito con il relatore e la conclusione dei lavori, si è avuto un intermezzo musicale affidato al “Trio Kerygma”, composto da Angelo Pasquini (studente del I anno del Corso di Laurea Magistrale in Psicologia dell’Educazione) al pianoforte, Flavio Malatesta al violoncello e Damiano Nesci al violino. I tre giovani musicisti hanno eseguito brani di Ludovico Einaudi.

 

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