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Un futuro sostenibile parte da noitorna su

«La storia parlerà di noi perché siamo l’ultima generazione che può salvare il mondo, evitando che si inneschino meccanismi lineari di non ritorno». Con la prolusione di Enrico Giovannini, professore di Statistica economica e Sviluppo sostenibile all’Università di Roma Tor Vergata, venerdì 11 novembre 2022, si è inaugurato il 68° anno accademico della Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» di Roma.

 

«Come cambiare? Quale futuro vogliamo?». Le domande con cui Enrico Giovannini interpella l’assemblea sono quasi banali. Negli ultimi settant’anni, sostiene «il mondo ha conosciuto una crescita senza precedenti nella storia dell’umanità: popolazione, commercio, tecnologie, dispositivi, trasporti, telecomunicazioni, ma anche incremento di gas alteranti, uso di materiali inquinanti, innalzamento degli oceani e delle temperature, surriscaldamento del clima, diseguaglianze sociali…». Come evitare il collasso, comunque preannunciato?

 

Commentando alcune alternative, che ritiene non esaustive - il credere che non ci sia nessun problema, che il futuro non sarà così disastroso come si preannuncia, oppure il pensare che si possa tornare indietro a un passato apprezzato per la sua presunta stabilità e affidabilità - Giovannini propone, citando M. Salvadori, «un progresso difficile, che sta nella nostra ragione e nel nostro senso di responsabilità di evitare di essere trascinati in una notte da noi stessi creata che potrebbe essere senza ritorno».

 

Un futuro aperto, in cui l’educazione gioca un ruolo fondamentale, dove sono indispensabili per attuare il cambiamento «l’innovazione tecnologica; una governance efficace, in grado di orientare verso la sostenibilità le decisioni delle imprese, dei governi e delle società; un profondo cambio di mentalità, che modifichi le priorità e ponga equità e sostenibilità al centro dei comportamenti individuali e sociali».

A chi educa, la consegna finale: «La sostenibilità richiede un cambiamento profondissimo di mentalità, di vedere le cose e noi stessi. Il futuro dipende da ciò che facciamo oggi e faremo domani; dai nostri pensieri e dai nostri desideri, dalle speranze e dai timori, da come vediamo il mondo e lo valutiamo. Voi che educate avete una straordinaria possibilità di orientare queste visioni, queste possibilità e queste azioni perché vi sia sviluppo sostenibile e cittadinanza globale».

 

L’impegno a contribuire a elaborare un nuovo modello di sviluppo, è stato sottolineato dalla preside della Facoltà, Piera Ruffinatto, nella sua relazione, dove individua «nel paradigma della cura la scelta più opportuna per garantire all’educazione il suo potere trasformante, preventivo e inclusivo». È un «modello orientatore della realtà e della civilizzazione del mondo».

Una scelta che impegna la Facoltà in questo momento della storia dell’umanità e della Chiesa a «continuare ad offrire il suo contributo nello studio e nella ricerca sul Sistema preventivo, valorizzando l’apporto delle scienze dell’educazione perché possa sprigionare le molte virtualità pedagogiche inesplorate ed essere risposta efficace ai bisogni formativi delle nuove generazioni».

 

Studio e ricerca per individuare soluzioni che, secondo Madre Chiara Cazzuola, Superiora generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e Gran Cancelliere della Facoltà, «permettano uno sviluppo economico saggio e integrale, tenendo contemporaneamente alta l'attenzione sulla salvaguardia dell'ambiente, l’ascolto della terra e dei poveri». Una chiamata «ad educare alla responsabilità e a respingere qualsiasi forma di indifferenza e disimpegno».

 

L’atto accademico si era aperto con la celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Card. Marc Ouellet, Prefetto del Dicastero per i Vescovi, che ha sottolineato come ogni inizio sia importante nella pedagogia divina e nella vita di ogni uomo e donna. In quest’ottica, «accendere fuochi più cheriempire contenitori è il fine dell’educazione nella prospettiva della fede cristiana. È restituire all’uomo quella natura ardente che gli spetta di diritto». E invita soprattutto gli studenti e le studentesse presenti a «essere uomini e donne in cui lo Spirito ha trovato dimora» per cui «bruciano con la loro profezia, scaldano chi sta loro intorno, illuminano le tenebre dell’oscurità».

 

Numerose le autorità civili e religiose presenti, tra cui l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede ì, S.E. Francesco Di Nitto, l’Ambasciatore dello Stato Plurinazionale di Bolivia presso la Santa Sede, S.E. la Signora Teresa Susana Subieta Serrano, le docenti e i docenti, gli studenti e studentesse della Facoltà, i direttori degli Istituti di Superiore di Scienze dell’Educazione affiliati alla Facoltà, “Giuseppe Toniolo” di Modena e “don Vincenzo Sorce” di Caltanissetta, amici, collaboratori e benefattori.

 

L’intermezzo musicale è stato eseguito dalla violinista Cecilia Merli e dal pianista Michelangelo Carbonara.

 

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