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Educatori: un post(o) nella Retetorna su
Studiare la Rete e formare educatori capaci di colmare il gap comunicativo tra le generazioni. È quanto sollecita Ernesto Caffo nella Prolusione per l’inizio dell’anno accademico
Più di un quarto dei 3,2 miliardi di utilizzatori della Rete sono bambini e ragazzi tra i 10 e i 14 anni. Una generazione digitale a contatto con tecnologie che aiutano a costruire la propria identità e l’immagine di sé, ma che modellano in particolare anche il modo in cui essi interagiscono, socializzano e la loro visione del mondo: «Viviamo in una società in costante cambiamento. Le nuove tecnologie ed Internet permeano le vite di tutti noi, ma in particolare dei ragazzi e delle loro famiglie. Questo sta causando significativi cambiamenti neuropsicologici nei cervelli in fase di sviluppo, soprattutto per i processi dell’attenzione, della memoria, dell’apprendimento».
Sono le costatazioni iniziali con cui il Prof. Ernesto Caffo, Docente di Neuropsichiatria infantile all’Università di Modena-Reggio Emiliae Presidente di SOS Il Telefono Azzurro Onlus, introduce la Prolusione accademica tenuta oggi nell’Aula Magna «Giovanni Paolo II» per l’inaugurazione dell’anno accademico. La lezione magistrale del Prof. Caffo, dal titolo «Vivere ed educare in una società complessa: possibilità e rischi della Rete. Quali interpellanze per la formazione degli educatori?», si pone in continuità con la tematica del Corso Interdisciplinare 2017-2018 avviato dalla Facoltà lo scorso 21 ottobre.
«Internet è uno spazio per una nuova grammatica delle relazioni - continua Caffo -. È un universo inesplorato, dove è urgente ampliare le nostre conoscenze sui bambini nel mondo digitale e sui fenomeni in continuo divenire, perché il monitoraggio è ancora carente e manca spesso di dati unificati, che riflettano la reale entità dei casi».
I dati parlano chiaro, precisa il Prof. Caffo: «l’accesso alla Rete e il possesso del primo cellulare avvengono ben al di sotto degli 11 anni; oltre 800 milioni di giovani sono potenzialmente esposti a nuove forme di violenza e abuso, quali cyberbullismo, sexting, sextortion, grooming; lo smartphone, i social e i giochi online sono strumenti tramite i quali spesso viene veicolata la violenza, senza limiti di spazio-tempo; il 53% dei ragazzi ha trovato online, negli ultimi 6 mesi, contenuti offensivi e il 23% di questi riguardavano l’orientamento sessuale, il 20% erano insulti razzisti… Troppo spesso Internet costituisce un terreno fertile per l’abuso e lo sfruttamento dei più deboli».
È spontaneo domandarsi: cosa fare quando «le tecnologie possono sicuramente costituire un valido strumento di crescita, di conoscenza e di educazione», come agire di fronte a forme di danno e di abuso di cui gli adulti non sono sempre consapevoli e come «pensare alla Rete come ad uno strumento che veicola messaggi attendibili ed educativi»?.
È urgente qualificare e riqualificare «educatori con competenze specifiche, per affrontare tali tematiche e creare un ambiente sicuro per bambini e adolescenti». Il Prof. Caffo fa riferimento a questo proposito, alla “Dichiarazione di Roma”, un documento redatto al termine del Congresso internazionale Child Dignity in a Digital World, organizzato dal Centre for Child Protection dell’Università Pontificia Gregoriana, che si è svolto a Roma dal 3 al 6 ottobre 2017.
La “Dichiarazione di Roma” lancia un appello ad agire: alle autorità mondiali, alle realtà religiose, alla politica, alle aziende di tecnologia, alle forze dell’ordine, alla società civile, alle istituzioni pubbliche e private. Ma è anche urgente formare i genitori e gli educatori per superare il gap comunicativo tra generazioni; a pensare a nuove modalità di ascolto dei ragazzi e degli adolescenti, in quanto la Rete è la principale fonte di informazione e i ragazzi e le ragazze si rivolgono a Internet per chiarire dubbi e domande. È necessario elaborare linee guida e buone prassi, servizi di ascolto e consulenza specialistici, per assistere le vittime, per diventare consapevoli e trovare anche come adulti il proprio posto nella Rete e non offrire ai bambini esempi e comportamenti scorretti e non adeguati.
«Si tratta - conclude il Prof. Caffo, citando il discorso di Papa Francesco ai partecipanti al Congresso - di risvegliare la consapevolezza della gravità dei problemi, di fare leggi adeguate, di controllare gli sviluppi della tecnologia, di identificare le vittime e perseguire i colpevoli di crimini, di assistere i minori colpiti per riabilitarli, di aiutare gli educatori e le famiglie a svolgere il loro servizio, di essere creativi nell’educazione dei giovani a un adeguato uso di internet - che sia sano per loro stessi e per gli altri minori, di sviluppare la sensibilità e la formazione morale, di continuare la ricerca scientifica in tutti i campi connessi con questa sfida e di “porre fine all’abuso, allo sfruttamento, al traffico e ad ogni forma di violenza e di tortura nei confronti dei minori” enunciato dalle Nazioni Unite nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite».