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Storie di cura e di promozione della vitatorna su

Il “genio femminile” declinato in alcune testimonianze legate al simbolo del filare e del tessere, un antico mestiere proprio della donna, segno del costruire, generare, prendersi cura, promuovere, creare spazi di libertà e aprire al futuro. È quanto è stato riconosciuto e valorizzato nella tavola rotonda «Il “genio femminile” nella storia. Approccio interdisciplinare alla “Mulieris dignitatem”» organizzata dal Centro Studi Donna e Educazione della Facoltà «Auxilium», per celebrare l’8 marzo, Giornata internazionale della donna.

 

Protagoniste dei “fili” del racconto sono state Lavinia Biagiotti, Vice Presidente di Biagiotti Group, Marta Cagnola giornalista di Radio 24 insieme con la Prof.ssa Marcella Farina, Docente di Teologia fondamentale, e il Prof. Claudio Duca, insegnante di religione.

L’evento ha assunto un tono particolare, non solo perché realizzato nel giorno della “festa della donna”, quanto piuttosto perché Lavinia Biagiotti, Marta Cagnolae Marcella Farina sono membri della Consulta femminile del Pontificio Consiglio per la Cultura, la cui presentazione ufficiale è avvenuta il 7 marzo scorso durante la Conferenza stampa tenutasi nella Sala Stampa della Santa Sede.

Dopo i saluti della Preside della Facoltà «Auxilium», Prof.ssa Pina Del Core, la Prof.ssa Marcella Farina ha presentato l’obiettivo del pomeriggio di studio, quello cioè di «riflettere secondo le indicazioni di Giovanni Paolo II sul “genio femminile”, sulla dignità e vocazione della donna: una vocazione che ha una dimensione personale e profetica, perché generatrice di futuro».

Nel 2018 ricorre il trentesimo anniversario della pubblicazione della Lettera apostolica «Mulieris dignitatem», testo in cui per la prima volta compare l’espressione coniata da Giovanni Paolo II. Il significato profondo del documento pontificio è che la Chiesa «alla luce di Maria legge sul volto della donna i riflessi di una bellezza che è specchio dei più alti sentimenti, di cui è capace il cuore umano: la totalità oblativa dell’amore; la forza che sa resistere ai più grandi dolori; la fedeltà illimitata e l’operosità infaticabile; la capacità di coniugare l’intuizione penetrante con la parola di sostegno e di incoraggiamento».

Tre sono le coordinate fondamentali che la Prof.ssa Farina evidenzia nel testo, attraversato dal “filo rosso” della gratitudine verso la donna: «L’unione con Dio, alla luce di Maria, è vissuta dalle donne nel simbolo della maternità, come rapporto paradossalmente paritario; il rapporto Eva-Maria è espresso in termini positivi, in quanto Maria accoglie il mistero di Eva, la madre dei viventi, e la porta nel nuovo principio della Creazione; la dimensione della maternità-verginità che, a partire dall’esperienza fisica della donna, diventa simbolo e archetipo di un valore profondo della femminilità, come verginità del cuore, limpidezza della mente e integrità della vita, e la maternità è intesa come capacità di accogliere al vita, accompagnarne la crescita e disponibilità a lasciare che faccia il suo percorso».

Con l’intervento del Prof. Claudio Duca, insegnante di religione e dottorando della Facoltà in Pedagogia e Didattica della Religione, la «Mulieris dignitatem» viene riletta con un approccio biblico. La relazione, a partire da alcuni testi dell’Antico Testamento presenti nella lettera stessa, evidenzia alcuni riferimenti a Maria, che diventa faro del femminile, ed alcuni accenni alla relazione di Gesù con le donne. Nelle considerazione finali, il Prof. Duca indica la rivalutazione della donna nella sua dignità: «come Eva - sostiene - è la Madre dei viventi e Maria rigenera l’umanità intera, così la donna è chiamata a rigenerare nell’educazione e nella formazione di quanti le sono affidati». Un secondo elemento, «In Maria la donna è chiamata a riscoprire il valore della verginità, della sponsalità e della maternità» e, ancora, «la dimensione del servizio inteso non come servilismo, ma come adesione a un progetto dove il ruolo della donna è quello di essere colei al quale è affidato in modo speciale l’essere umano». Infine, «L’emancipazione della donna può restare una pura illusione se nello stesso tempo non avviene un profondo cambiamento nella mentalità dell’uomo. La «Mulieris dignitatem» fa fare questo cammino di riscoperta della donna attraverso la meditazione dei testi biblici che interrogano e fanno riscoprire l’essere umano e quindi alla donna la sua dignità e unicità e così il suo ruolo profetico».

 

I “fili” del vissuto

Il primo vissuto del “genio femminile” ha avuto la voce di Lavinia Biagiotti, Vice Presidente del Biagiotti Group, terza generazione dell’azienda familiare che procede dalla madre, Laura, e dalla nonna, Delia. Un’attività professionale, quella di Biagiotti, che vive la moda come esperienza umana del vestire la vita, del custodirla e del difenderla «perché risplenda nella sua dignità e bellezza». Esperta del filare e del tessere fin dalla prima giovinezza, Lavinia Biagiotti racconta della passione per l’arte e della sua contaminazione con la moda, della ricerca e dell’introduzione di citazioni nelle collezioni, della realizzazione di attività di mecenatismo, della promozione e realizzazione di importanti restauri, della realizzazione di costumi per il teatro e il cinema, della sinergia tra moda e sport che l’ha condotta a portare, prima donna nella moda, la Torcia alle Olimpiadi invernali di Torino 2006. «La bellezza unisce mondi diversi - conclude -, perché la donna è armonia, uno stile per tutte le occasioni. Un talento da educare».

Il secondo è affidato, invece, a Marta Cagnola, giornalista di Radio24 dove, dal 2000, si occupa di spettacoli e di culture pop e digitali, conducendo trasmissioni in tutte le fasce orarie.

«Mi sono lasciata interrogare da alcune espressioni della «Mulieris dignitatem» - esordisce - e le ho messe in rapporto alla professione di giornalista, e giornalista in radio». Il suo è un racconto di come sia necessario per uno stile di comunicazione “al femminile”, assumere la responsabilità di una seria e, spesso, sacrificata formazione professionale, che si traduce «nella capacità di lavoro, nel farsi attenta, nell’andare incontro, nel comprendere e nell’avvicinare, perché mi ritengo una “ballerina della radio”, una giornalista a cui piace fare il suo lavoro andando in giro, consumando il tacco 12, non il telefono». La radio, diversamente dalla televisione - precisa - «è un media capace di tenere compagnia, di raccontare storie e di narrare fatti, e questo significa tradurre realtà difficili con termini molto semplici». Cagnola la chiama “responsabilità sociale”, cioè «amare il tuo lavoro, lasciarsi interpellare dai bisogni e dalle domande della gente». Un ultimo elemento sottolineato, è «la grande capacità organizzativa delle donne, il loro saper gestire e mettere insieme a volte anche gli opposti». E allora l’augurio è che «possano fare carriera, non nel senso di raggiungere il potere, quanto, piuttosto, essere al servizio della vita, rendendo ragione di una loro “maternità” intrinseca che è comunicare ed educare, pensare al futuro e passare il testimone».

Assente Emanuela Bruni, giornalista, perché impegnata nei lavori al Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. È stata capo ufficio stampa istituzionale della presidenza del Consiglio dei ministri e successivamente la prima donna a ricoprire il ruolo di Capo del cerimoniale di Stato.

La sintesi del suo intervento, è stata letta dalla Prof.ssa Marcella Farina: «L’importanza dell’apporto della donna nello sviluppo della società ormai è un dato acquisito, la donna del resto è spesso stata portatrice di innovazioni nei periodi bui della storia. È in quei momenti che il suo spirito di attenzione, servizio, delicatezza vengono riscoperti dalla società. Una specificità femminile che non contrasta in nessun modo con l’affermazione delle pari dignità nei rapporti di genere. La stessa evoluzione del femminismo colloca la ricerca della parità in un’ottica di tutela e di salvaguardia e non distruzione della diversità. La sensibilità femminile può aiutare a percepire in particolare valori come la dimensione umana della vita, la disponibilità e solidarietà verso gli altri, la cura ed il farsi carico dei più deboli come Papa Giovanni Paolo II mise in evidenza con la «Mulieris Dignitatem». La presenza femminile dentro la società può modificare le logiche che regolano la politica ed il lavoro, in un’ottica di solidarismo economico e culturale.

Un mestiere di speranza, alla fine.

 

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